Undicesima tappa

Fai clic per ingrandire

Cosa saranno queste giganti X rosse pitturate con mano tremante su molte case, scuole, negozi e cartelli stradali?

Secondo passaggio di confine senza problemi, a volte bastano poche centinaia di metri per respirare un’aria completamente diversa, varcare il confine è stato come entrare ad una festa rumorosa animata da moto, agenti di cambio, tantissimi piccoli negozietti coloratissimie ben forniti, ho trovato perfino internet in un bugigattolo che vendeva Nigerian movie! Anche il cibo è diverso, la mia colazione è stata a base di chapati, petto di pollo in brodo e un potentissimo peperoncino rotondo. Le moto hanno la funzione che in Malawi hanno le biciclette, trasportano di tutto dalle persone ai materassi.

Oggi la gamba non c’era proprio saranno state le salite, il venticello contrario, le tappone dei giorni precedenti ma proprio non ingranavo, anche psicologicamente vedere per i primi 40 km le moto che scendevano a motore spento non era incoraggiante, era il segno che per me la strada sarebbe salita ancora. E io e la mia bici pesiamo tanto, forse dovrei rispedire alla base qualche doppione. Ma soprattutto devo essere in sella prima delle 8, cosa che negli ultimi tre giorni non mi è mai riuscita.

In preda a una crisi tremenda di sete e fame non mi sono lasciato scappare l’occasione di riassaporare un fenef, in Kiswahili se ho capito bene, “cuore di bue” lo chiamano i missionari in Kenya. Visto da fuori è un frutto verde poco attraente pieno di piccole protuberanze, dentro è bianco neve, dolce con un retrogusto acidulo che lo rende un ottimo dissetante, la consistenza è tipo quella di un mangia e bevi. Da come lo descrivo dovevo proprio essere in crisi!

Andare piano ha i suoi vantaggi, oggi mi sono imbattuto  in due cavallette che attraversavano la strada la mamma con il piccolo sulla schiena e mi sono uscite anche delle foto carine, i passanti ridevano a vedermi piegato sull’asfalto con la macchina fotografica … oggi mi hanno fatto la prima fotografia … al musungu con la bicicletta di bamboo …

Dopo il mais dello Zambia, il cotone di Zambia e, tanto Malawi, le foreste di pini del Malawi, oggi sono immerso in piantagioni di te e banana, ho visto piante di te su pendii così scoscesi e ripidi  da sembrare ragni su un muro. Ho capito subito che qui l’inglese non è così diffuso come in Zambia, in un negozio la commessa non riusciva dirmi l’importo da pagare in inglese per questo me lo son dovuto far scrivere.

Passerò la notte a casa del preside dell’Isongole Secondary School, Itika la moglie mi ha preparato Nsima e fagioli in quantità industriale che ho finito con i tre figli e due parenti aggregati. Itika è l’unica della famiglia che parla discretamente inglese, forse perchè è stata in Zambia a Luanshya nel Copperbelt fino al grade 7. Abbiamo passato una piacevole serata in famiglia, guardando il telegiornale e alcuni canali di chiese varie dove si vedono paralitici che camminano. Si prega tanto in Africa, forse anche troppo, in tanti currilculum che ricevo c’è scritto tra gli hobby going to church. Il detto aiutati che il ciel ti aiuta non è ancora molto seguito …

Itika mi ha risolto anche il mistero delle X. Sono costruzioni che dovrebbero essere demolite perchè troppo vicine alla strada! Saranno centinaia e la terra venne assegnata dal governo.

Uno dei figli mi ha chiesto: “Cosa spinge un italiano a venire a lavorare in Africa?”.

Songwe confine con la Tanzania  S 9° 59149’ E 33°77585’ – Isongole Secondary School S 9° 03.971’ E 33° 59.619

78 km